La sciatica ti blocca? Ecco alcuni rimedi

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Stiamo attraversando una fase particolare in questo 2020 a causa del Covid-19. Sono state indette restrizioni utili a limitare la diffusone del virus, che hanno portato importanti conseguenze a livello economico e sociale. Ne sono derivati grandi cambiamenti nelle abitudini di ognuno di noi, che facilitano lo sviluppo di uno stile di vita sedentario, già grave tendenza del nostro millennio. Piscine e palestre chiuse, stop per gli sport da contatto, rinuncia a passeggiate all’aria aperta per paura del contagio, didattica a distanza e smart working, riducono la possibilità di movimento e ci costringono a passare ore fra le mura domestiche, magari seduti davanti al computer o con la testa china sui libri.

L’assenza di attività fisica, le solite posture mantenute a lungo, magari scorrettamente, in particolare quella da seduto, rappresentano dei fattori di rischio per lo sviluppo di disordini muscoloscheletrici. Fra questi, il più diffuso è sicuramente il mal di schiena, in particolar modo il dolore lombare. L’80% delle persone l’hanno avuto almeno una volta nella vita. Le cause, però, possono essere varie:

  • Articolare, quando c’è un problema di scorrimento fra le articolazioni intervertebrali
  • Muscolare, quando aumenta la rigidità dei muscoli che stabilizzano la colonna e il bacino
  • Neurale, quando il problema interessa una radice nervosa o un nervo periferico, come nel caso delle ernie
  • Diminuzione del controllo motorio, quando si ha difficoltà nel reclutare la muscolatura con il giusto timing durante movimenti complessi
  • Centrale, quando il dolore arriva da un errata elaborazione del nostro Sistema nervoso Centrale

Oggi rivolgeremo la nostra attenzione al dolore lombare di origine neurale, in particolar modo alla LOMBOSCIATALGIA, nella fase più acuta e limitante per la persona colpita, imparando strategie semplici per identificarlo e per alleviarlo.

Come riconoscere una lombosciatalgia?

Come già accennato sopra, nel caso di dolore derivato da radicolopatia, una protrusione o un’ernia discale vanno a comprimere una radice nervosa scatenando un dolore acuto ed una limitazione funzionale importante. Ne deriva un caratteristico quadro sintomatologico:  

dolore a livello lombare con irradiazione verso l’arto inferiore secondo proiezione dermatomerica.

Come possiamo vedere da questa immagine, ogni radice nervosa che esce da un determinato livello vertebrale, va ad innervare una specifica area della cute, quindi, in base alla proiezione del nostro dolore sull’arto inferiore siamo in grado di individuare il livello vertebrale interessato dall’ernia. In particolar modo nel caso della lombosciatalgia, la direzione dell’irradiazione segue le linee individuate da L4-L5-S1-S2-S3. Possono verificarsi anche sintomi neurologici come la perdita di forza a livello della caviglia. E’ utile eseguire un esame della forza valutando movimenti in dorsiflessione, plantiflessione ed eversione della caviglia.

Un test molto semplice per valutare l’interessamento del nervo sciatico è lo STRAIGHT LEG RAISE, che viene eseguito da supino e consiste in una flessione d’anca a ginocchio esteso. Il test è positivo se riproduce la sintomatologia riferita dal paziente.

Spesso sono clinicamente rilevabili delle posizioni che il paziente assume per sfuggire dal dolore. In modo particolare ne possiamo individuare due:

  • Shift controlaterale, in cui il paziente tende ad inclinare il tronco nella direzione opposta al dolore
  • Shift omolaterale, in cui il paziente tende ad inclinare il tronco nella stessa direzione del dolore

Riconoscere questi due atteggiamenti è semplice e ci permette di differenziare il nostro intervento per ridurre la sintomatologia, attraverso l’uso di esercizi semplici da eseguire, data la fase molto acuta ed invalidante del dolore.

Strategie per ridurre il dolore

Nei casi di shift laterale, il dolore è molto forte ed il paziente non riesce a cambiare postura. Per questo l’unica maniera per cercare di ridurre il sintomo è facilitare la posizione comfort del paziente.

Nel caso di shift controlaterale, come abbiamo visto, il paziente inclina il tronco dal lato opposto del dolore, dovremmo quindi trovare una posizione che accentui questa tendenza.

Il paziente si distende sdraiato sul letto in decubito laterale, con il lato dolente sopra. Con l’aiuto di un cuscino posizionato poco sopra il bacino, andremo a favorire l’inclinazione del tronco. Questa posizione va tenuta dai 30 ai 60 secondi, valutando la variazione dei sintomi. Se il dolore dovesse diminuire, potremmo ripetere l’esercizio almeno ogni ora.

Man mano che l’entità del dolore si attenua, possiamo ripetere l’esercizio, questa volta senza cuscino, e lasciando cadere dal letto l’arto inferiore posizionato sotto.

Una volta che anche questa posizione è ben sopportata, possiamo progredire con la serie, e far cadere dal letto anche l’altro arto inferiore, in modo tale da enfatizzare ancora di più la posizione di comfort per il paziente.

Nel caso di shift omolaterale, possiamo sempre seguire il razionale utilizzato precedentemente, favorendo la posizione assunta dal paziente.

Sempre in decubito laterale con il fianco dolente sopra, flessione d’anca e di ginocchio di entrambi gli arti e  un cuscino posizionato sotto le gambe in modo tale da aumentare l’inclinazione del tronco. Valutiamo la variazione del dolore e nel caso diminuisse, manteniamo la posizione per 30-60 secondi una volta all’ora.

L’ultimo esercizio è comune ad entrambi i tipi di shift laterale. Il paziente deve sdraiarsi supino, e posizionare l’arto dolente in abduzione ed extra rotazione d’anca, flessione di ginocchio, con un cuscino sotto di esso, e flessione plantare. Questa posizione ci permette di diminuire la tensione del nervo sciatico. Anche in questo caso dobbiamo valutare la riduzione del dolore e mantenere la posizione per 30-60 secondi e ripetere ogni ora.

Tutti gli esercizi visti finora sono utili per la primissima fase del trattamento, quando il paziente è talmente sensibile, da non poter sopportare nessun tipo di movimento. Ora vediamo una serie di esercizi che possono essere eseguiti sia in una seconda fase, quando il dolore acuto si è attenuato, sia a scopo preventivo, per mantenere una buona mobilità della schiena.

A cura di:

Dr. Filippo Cantarini, FT, SPT student

•             Fisioterapista

•             Sport Physical Therapist student

•             Terapia manuale muscolo scheletrica

•             Fibrolisi

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