Riabilitazione dopo protesi d’anca

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Cenni anatomici sull’articolazione dell’anca

  • L’articolazione dell’anca, comunemente chiamata anche enartrosi, è l’articolazione formata dal bacino e dall’osso del femore; viene chiamata enartrosi perché le superfici articolari sono formate da una porzione sferica (testa del femore) e da una una concavità che lo contiene (acetabolo).
  • L’anca, insieme alla spalla, è l’articolazione più mobile in assoluto, permette movimenti di flessione-estensione, abduzione-adduzione, rotazione e circonduzione.
  • Il bacino e il femore devono sopportare il peso del corpo e trasmettere le forze attraverso l’articolazione dell’anca.
  • Le forme delle superfici articolari dell’articolazione dell’anca, le proprietà di resistenza della capsula, dei legamenti, così come la muscolatura, rendono l’articolazione mobile e stabile per compiti funzionali che richiedono ampie escursioni di movimento come accovacciarsi, allacciarsi le scarpe o durante il cammino.

  Le cause più frequenti di danno articolare

  • La protesi totale d’anca (PTA) è  necessaria in caso di importante danno articolare. In questo caso l’intervento mira a ristabilire una corretta mobilità articolare e a ridurre il dolore.
  • L’intervento di protesi d’anca ha ottimi risultati, il paziente dopo aver trascorso un periodo dedicato alla riabilitazione potrà tornare alla sua vita normale senza particolari limitazioni.

   Quando è necessaria una protesi d’anca?

  • I segni e sintomi più comuni che vengono presi in considerazione per l’intervento di protesi d’anca sono: il dolore e la limitazione del movimento articolare, oltre che all’incapacità di svolgere le più semplici attività quotidiane.
  • Le cause più frequenti che determinano un danneggiamento articolare dell’anca sono:
  • Osteoartrosi. Degenerazione della cartilagine articolare, è la condizione patologica per la quale viene eseguita la maggior parte di questi interventi 
    • Artrite reumatoide. Patologia autoimmune che attacca le articolazioni
    • Fratture ossee
    • Tumori ossei
    • Artrite settica
    • Necrosi vascolare della testa del femore
  • I soggetti più a rischio per un intervento di protesi d’anca sono per lo più pazienti oltre i 60-65 anni o più giovani, molto inattivi con interessamento di altre articolazioni, come conseguenza all’artrite reumatoide o osteoartrosi. Patologie tipicamente riscontrabili in età avanzata.

   Intervento chirurgico

  • L’intervento chirurgico viene eseguito in anestesia spinale, totale o locale. L’intervento in sé ha una durata all’incirca di 60-90 minuti. Ci sono tre principali passaggi che possono riassumere l’intervento in maniera semplice.
  • Incisione dell’anca :
  • Ci sono differenti approcci convenzionali che possono essere utilizzati durante le procedure di PTA : postero-laterale, laterale, antero-laterale, anteriore e transtrocanterico.
  • Rimozione di tutta la cartilagine danneggiata
  • Infine, sostituzione dell’articolazione con materiale protesico
  • Fissaggio al bacino della coppa o cotile protesico , che andrà a riprodurre l’acetaboloFissaggio dello stelo protesico
  • Materiali utilizzati
  • Negli anni sono state modificate e sviluppate numerose varietà di impianti, materiali e approcci chirurgici. Attualmente le protesi totali d’anca sono composte da una componente femorale fatta di un metallo inerte (cobalto-cromo e titanio) e da una componente acetabolare di polietilene ad alta intensità. Altri modelli in uso sono i sistemi metallo su metallo ed i sistemi che utilizzano la superficie in ceramica.
  • Quali sono i benefici dell’intervento
  • Riduzione del dolore
    • Miglioramento delle capacità motorie
    • Miglioramento della mobilità articolare
    • Recupero delle normali attività quotidiane
  • L’incidenza delle complicanze intra e postoperatorie dopo la PTA tradizionale è relativamente bassa; qualunque complicanza può ostacolare il processo riabilitativo e il ripristino della mobilità funzionale.
  • Complicanze intraoperatorie :
  • Mal posizionamento delle componenti protesiche
    • Frattura del femore
    • Lesioni nervose
  • Complicanze postoperatorie precoci:
  • Infezione
    • Trombosi venosa profonda (TVP)
    • Problemi guarigione della ferita
    • Lussazione della protesi
  • Complicanze tardive
  • Usura traumatica o atraumatica del polietilene
    • Frattura periprotesica
    • Allentamento meccanico dell’impianto

     Riabilitazione dopo protesi d’anca

  • Primi giorni dopo l’intervento chirurgico
  • Rispetto al passato, oggi il paziente ha la possibilità, grazie ad innovative tecniche chirurgiche e all’aiuto di stampelle o deambulatore, di muovere i primi passi già lo stesso giorno dell’intervento.
  • Normalmente il ricovero in ospedale può durare dai 3 ai 5 giorni.
  • Quanta riabilitazione è necessaria dopo l’intervento di protesi d’anca?
  • Il paziente dovrà utilizzare le stampelle per le prime 4-6 settimane, per permettere ai tessuti e alla ferita chirurgica di guarire dopo l’intervento.
    • La riabilitazione dopo l’intervento è una parte molto importante che va eseguita con scrupolosità e impegno da parte del paziente
    • Se vengono rispettati i tempi di recupero e gli esercizi di riabilitazione, il recupero della funzione articolare e delle normali attività quotidiane è raggiungibile dopo 2-3 mesi.
  • Dopo quanto si può riprendere le normali attività della vita quotidiana?
  • Si può guidare dopo 6 settimane in seguito all’intervento
    • Il ritorno all’attività lavorativa dopo 6-12 settimane
    • La vita sessuale dopo 6-8 settimane
  • Importanti movimenti da evitare dopo l’intervento.
  • Evitare flessione d’anca più di 90°
    • Non eseguire rotazione d’anca
    • Evitare di fare perno sulla gamba operata
    • Non sedersi su sedie troppo basse
    • Non accavallare le gambe
    • Bisogna girarsi utilizzando piccoli passi

    Percorso riabilitativo:

  • Come abbiamo già detto la riabilitazione dopo l’intervento chirurgico di protesi d’anca è molto importante per recuperare la piena mobilità articolare.
  • La riabilitazione comincia già nel periodo ospedaliero e prosegue all’interno di una struttura di Fisioterapia, e consiste in un programma di esercizi ed altri interventi terapeutici per un recupero ottimale della salute del paziente.
  • Durante la riabilitazione è molto importante il sostegno da parte dello staff riabilitativo per contrastare lo sconforto del paziente riguardo al dolore, che accompagna la persona per un lungo periodo dopo l’operazione, e per indirizzare il paziente verso la giusta esecuzione degli esercizi onde evitare errori di esecuzione.

  Fasi del percorso riabilitativo

  • Fase di massima protezione
  •  Gli obiettivi e interventi in questa fase si applicano nei primi giorni del percorso post-operatorio, mentre il paziente è ricoverato e continuano per le prime settimane dopo l’intervento, quando il paziente è a casa oppure in una struttura di riabilitazione.
  • Prevenire complicanze vascolari e polmonari
    • Esercizi di pompaggio della caviglia
      • Esercizi di respirazione profonda
  • Prevenire lussazione post-operatoria dell’anca
    • Istruzione del paziente che dovrà evitare alcuni movimenti potenzialmente pericolosi per l’articolazione
      • Monitoraggio delle condizioni del paziente facendo attenzione a segni e sintomi di una lussazione
  • Raggiungimento di una mobilità funzionale indipendente prima della dimissione:
    • Addestrare il paziente alla mobilità a letto, come alzarsi, sedersi su una sedia e ai vari trasferimenti dando molta importanza al controllo del tronco.
      • Deambulazione con dispositivi di assistenza come stampelle o deambulatore
      • Salire e scendere le scale con dispositivi di assistenza
  • Mantenimento di un buon livello funzionale di forza e resistenza muscolare
    • Esercizi contro resistenza attiva
  • Prevenire l’atrofia muscolare
    • Esercizi di allenamento dei quadricipiti, degli estensori dell’anca e degli abduttori
  • Riguadagnare la mobilità articolare attiva e il controllo dell’arto operato
    • Esercizi passivi e attivi di flessione ed estensione del ginocchio
      • Abduzione dell’anca contro gravità, se possibile
      • Esercizi attivi per recuperare l’articolarità dell’anca sui vari piani di movimento
      • Esercizi propiocettivi per migliorare l’equilibrio
  • Fase di protezione moderata:
  • In questa fase del percorso riabilitativo ad alcuni pazienti può essere consentito il carico pieno, ma per altri può essere necessario un certo grado di protezione per 12 settimane dopo l’intervento. Quali sono gli obiettivi e interventi durante la fase di protezione moderata?
    • Recupero della forza e della resistenza muscolare, dando importanza alla forza degli abduttori e degli estensori
      • Esercizi in catena cinetica aperta contro resistenza
      • Esercizi bilaterali in catena cinetica chiusa con l’obiettivo di rinforzare gli estensori dell’anca e del ginocchio (mini squat con resistenza elastica)
      • Una volta consentito il carico completo si eseguono esercizi in catena cinetica chiusa, come salire i gradini, e affondi in avanti con arto inferiore interessato
  • Miglioramento dell’endurance cardiorespiratoria
    • Cyclette a resistenza progressiva e ginnastica in acqua
  • Ripristino della mobilità articolare
    • Stretching per i vari gruppi muscolari dell’anca e del ginocchio
      • Mantenimento degli esercizi passivi e sopratutto attivi per recupero della articolarità
  • Miglioramento della stabilità posturale, equilibrio e camminata
    • Allenamento al cammino prestando importanza al corretto posizionamento del busto e alla lunghezza dei passi, che dovrà essere simmetrica
      • In questa fase gli obiettivi per il miglioramento del cammino possono essere raggiunti anche con ausilio, nel caso non fosse ancora concesso il carico completo
      • Esercizi propiocettivi per il miglioramento dell’equilibrio statico e dinamico.
  • Fase di protezione minima
  • La fase finale della riabilitazione avviene circa 12 settimane dopo l’intervento. Gli obiettivi di questa fase si concentrato sul mantenimento e sul recupero della forza e della resistenza muscolare, dell’equilibrio e di una deambulazione simmetrica, ma sopratutto sulla ripresa delle attività funzionali della vita quotidiana attraverso esercizi propedeutici.

Fonti :

  • Carolyn Kisner – Lynn Allen Colby (2013). Esercizio Terapeutico. Philadelphia (2013). The F.A. Davis Company U.S.A.
  • Società italiana di chirurgia del ginocchio, Guest Editor Stefano Respizzi (2014). Manuale di riabilitazione ortopedica post-chirurgica.CIC Edizioni Internazionali.

A cura di:

STEFANO COARI

  • Fisioterapista, proprietario dello studio Fisioterapia la Spezia
  • Iscritto all’ultimo anno presso Scuola di Osteopatia AbeOs
  • Kinesiotaping Neuromuscolare
  • Formazione in riabilitazione sportiva

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