Hai detto palestra?

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Molte persone a cui viene proposta una riabilitazione in palestra si spaventano immediatamente. La parola palestra scatena subito associazioni di idee con le classiche sale pesi presenti in ogni città, macchinari pesanti, esercizi complessi che richiedono grandi sforzi, sudore, fatica e addominali scolpiti.

Cerchiamo di capire insieme come l’esecuzione di esercizi attivi abbia diversi benefici, soprattutto sulla modulazione del dolore. L’obiettivo è quello di creare un programma che sia cucito su misura al paziente, in modo tale da apportare benefici, recuperare una struttura, un gesto funzionale, senza essere fonte di stress.

Tutto questo si riassume dietro un concetto fondamentale: ESERCIZIO TERAPEUTICO.

EFFETTI DELL’ESERCIZIO TERAPEUTICO

Questo è un termine generico che include tutti gli interventi che vengono attuati con il coinvolgimento attivo del paziente, attraverso l’esecuzione sistemica e pianificata di movimenti corporei, posture e attività fisiche intense con lo scopo di:

  1. Migliorare la mobilità
  2. Migliorare la performance muscolare
  3. Migliorare il fitness cardio-vascolare
  4. Migliorare la coordinazione
  5. Migliorare l’esecuzione di gesti specifici
  6. Determinare una diminuzione del dolore

1.MOBILITÀ

Ogni articolazione ha un massimo movimento possibile che viene definito come escursione articolare (range of motion-ROM). Per il mantenimento o il recupero dell’ampiezza di movimento si utilizzano esercizi di mobilizzazione attiva o attiva-assistita, a seconda che vengano attuate indipendentemente dal paziente o con l’aiuto del terapista che da assistenza.

Gli obiettivi sono molteplici: mantenere elasticità delle strutture capsulo-legamentose e muscolari, favorire la contrattilità muscolare, mantenere una buona circolazione sanguigna locale, generare uno stimolo per le strutture ossee e cartilaginee, migliorare la coordinazione.

2.PERFORMANCE MUSCOLARE

Per migliorare la performance muscolare andremo a lavorare su tre elementi fondamentali: forza, potenza e resistenza. La forza è la capacità del tessuto contrattile di produrre tensione quando richiesto. L’esercizio di rinforzo prevede un lavoro ripetitivo contro resistenza con carichi massimali, per un numero ridotto di volte o per un breve periodo, generando un aumento del numero delle fibre muscolari.

La potenza è il lavoro prodotto dal muscolo nell’unità di tempo (forza x spostamento/tempo). Esercizi di potenziamento prevedono un aumento della velocità o una diminuzione del tempo di esecuzione, come negli esercizi pliometrici, per esempio.

La resistenza è la capacità del muscolo di contrarsi ripetutamente in maniera prolungata nel tempo. Esercizio di resistenza prevede bassi carichi, con elevate ripetizioni, per periodo di tempo lungo, generando adattamenti metabolici, con un miglior utilizzo dell’ossigeno.

3.FITNESS

Fitness è un termine generico per indicare un’attività di lunga durata che coinvolga più gruppi muscolari ed il sistema cardio-respiratorio, volta ad aumentare la resistenza di un individuo, migliorando, così, lo stato di salute generale.

Questo tipo di allenamento genera cambiamenti a tre livelli:

cardiovascolare, con una diminuzione della frequenza cardiaca a riposo, un aumento della gittata sistolica a causa del miglioramento della capacità contrattile del miocardio e un aumento della gittata cardiaca conseguente all’aumento della gittata sistolica;

respiratorio, con un aumento dei volumi polmonari grazie al miglioramento delle capacità polmonare e una conseguente maggior capacità di diffusione di ossigeno;

metabolico, con un aumento delle fibre muscolari, aumento del numero e dimensione dei mitocondri cellulari, ed un aumento della concentrazione di mioglobina nei muscoli.

4.EQUILIBRIO E COORDINAZIONE

Equilibrio e coordinazione dipendono dall’efficacia di più sistemi che interagiscono fra loro: il sistema nervoso garantisce la percezione dell’orientamento del corpo nello spazio grazie al sistema visivo, vestibolare e somatosensoriale.

Questo permette di attuare risposte motorie in funzione del movimento da pianificare o della postura da mantenere; il sistema muscolo-scheletrico, attraverso l’efficienza garantita da tutti gli aspetti visti finora, mobilità, flessibilità e performance muscolare; fattori ambientali, come la superficie d’appoggio, l’illuminazione, elementi di instabilità esterni.

Esercizi per il miglioramento di equilibrio e coordinazione consistono nel creare alterazioni in uno di questi tre fattori o di più fattori contemporaneamente, attraverso l’uso di superfici instabili, tavolette propriocettive, terrasensa, richiedendo esercizi ad occhi aperti o chiusi, in equilibrio monopodalico oppure aggiungendo elementi di instabilità come fluiball o slashpipe.

5.GESTO FUNZIONALE

Una volta che si è raggiunta una completa mobilità articolare, che abbiamo recuperato un ottimale performance muscolare, che equilibrio, coordinazione e controllo motorio ci permettono di programmare, adattare ed eseguire movimenti anche in condizioni di perturbazione, l’ultimo step da eseguire è il recupero del gesto funzionale. In questa fase si riproducono movimenti complessi che andremmo poi ad eseguire nella nostra quotidianità, soprattutto in funzione all’attività svolta, che sia lavorativa o sportiva.

6.MODULAZIONE DEL DOLORE

La modulazione del dolore dovuta all’esercizio fisico avviene secondo diversi meccanismi presenti in letteratura scientifica: azione antinfiammatoria, come risposta ad infezioni locali o a danni tissutali il nostro corpo produce citochine, che non sono altro che proteine che facilitano l’ingresso nel sangue di linfociti, monociti, neutrofili e che hanno lo scopo di inibire il processo infiammatorio.

Una di queste citochine è l’interleuchina 6 (IL-6) che ha un’azione inibitoria verso la produzione di una citochina proinfiammatoria chiamata TNF alpha.

E’ stato scoperto che durante l’esercizio fisico viene aumentata la produzione di IL-6 a livello muscolare, che a sua volta stimola la produzione delle altre citochine IL-1ra e IL-10, favorendo il processo antinfiammatorio; attivazione del sistema endogeno degli oppioidi, l’esercizio fisico prolungato, facilita il rilascio di peptidi oppioidi come endorfine, encefaline e dinorfine che si legano a recettori oppioidi presenti in tutte le aree del sistema nervoso centrale, in particolar modo tronco encefalico, talamo, midollo spinale, ipotalamo e sistema limbico, inibendo le vie discendenti del dolore; attivazione dei barocettori arteriosi e dei seni carotidei, ovvero recettori sensibili allo stiramento delle pareti delle arterie.

L’aumento della pressione sanguigna conseguente alle richieste fisiologiche durante l’esercizio fisico, determina l’attivazione di questi meccanocettori a livello del tronco encefalico, quindi produzione di beta-endorfine e inibizione del dolore.

CONCLUSIONI

Ora è facile intuire l’importanza di inserire una parte di esercizi attivi all’interno del trattamento riabilitativo, in quanto una terapia totalmente passiva ridurrebbe la possibilità di ottenere un recupero ottimale. Questo non richiede necessariamente capacità da atleti, ma solo la voglia di mettere in movimento il proprio corpo, attraverso un’attività misurata e personalizzata.

A cura di Filippo Cantarini, FT, SPT student

  • Fisioterapista
  • Sport Physical Therapist student
  • Terapia manuale muscolo scheletrica
  • Fibrolisi
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